[Federica e Davide, AyurYogaStudy – Contrada Pozzo 255/18 Isola del Gran Sasso d’Italia Abruzzo 64045 Italia]
Ciao, oggi vogliamo parlarti dei primi due rami dello Yoga, Yama e Niyama e della loro importanza.
Siamo abituati a relegare la pratica sul tappetino di Yoga e in quell’ora al giorno (se siamo costanti…) durante la quale entriamo in modalità Guru mentre, durante tutto il resto della giornata, la quotidianità ci risucchia nella versione peggiore di noi.
Questo modo di vivere la disciplina ci rende schizzofrenici, nel senso letterale del termine greco che indica l’essere divisi a metà: una metà serafica e spirituale e l’altra reattiva a tutto ciò che c’è intorno e pronta a scattare per ogni piccolezza.
Questa dicotomia non ci fa per niente bene, ci illude di stare andando da qualche parte, di fare qualcosa di positivo e luminoso quando in realtà siamo fermi, immobili nei nostri meccanismi.
Ma attenzione: nulla resta fermo in natura e se non va avanti rotola inesorabilmente indietro!
Tutte queste cose il buon caro Patanjali le sapeva bene, diciamo che conosceva i suoi polli; comprendeva questi e altri processi automatici insiti in manas e attraverso la Via ottuplice ci ha trasmesso come disinnescarli.
Non è un caso se il percorso yogico parte da Yama e Niyama e non da altro; oggi tutti si contorcono come circensi ma raramente conoscono e applicano i precetti.
Eppure, che senso ha il contorsionismo se quando ci predisponiamo alla pratica fisica la nostra mente e le nostre emozioni sono simili a una discarica dove troviamo tutti i rifiuti visibili e non della nostra esistenza?
La pratica cristallizza, potenzia, blocca le nostre impressioni attuali e le irriga come farebbe un fioraio con le sue amate rose… Tu cosa stai annaffiando? Stai dando acqua alle rose o alle ortiche?
E’ sempre bene porsi questa domanda perché si parla tanto di sostenibilità a livello planetario ma mai a livello mentale e comportamentale; quanto sono sostenibili i tuoi pensieri, le tue emozioni e i tuoi comportamenti, per te stess* e per gli altri?
Il vero Viaggio inizia dai precetti, di cui il primo è Aimsha, la Non-Violenza e non a caso; prima di tutto il resto bisogna disinnescare la miccia pronta ad accendersi per un non nulla.
Nei prossimi giorni parleremo proprio di questo Yama, del primo passo verso la nostra personale Rivoluzione; da un punto di vista spirituale, in realtà, più che di Rivoluzione si parla di Revulsione, come se il praticante fosse un guanto che viene completamente rigirato attraverso questo processo.
Un guanto che siamo abituati a utilizzare in un certo verso ma che, in realtà, è al contrario e che, affinché esprima tutte le sue potenzialità, va revulso, rigirato, ribaltato; la conoscenza della funzionalità del nostro veicolo psico-fisico parte dai precetti, dal capovolgere in primis il nostro modo di stare nel mondo e interagire con esso.
Se questo argomento ti interessa ti ricordiamo il WORKSHOP di cui puoi trovare maggiori info di seguito.
ISCRIVITI
YAMA E NIYAMA
L’ecologia della mente e del comportamento per vivere meglio con sé stessi e gli altri
DOMENICA 8 settembre dalle ore 10:00 alle ore 18:00
lezione in presenza ad Altavilla Vicentina (VI)
o on line live o in differita
per un massimo di 15 partecipanti in presenza e 15 on line
Possibilità di ECP per Insegnanti
Questa è la frase con cui vogliamo partire per presentarvi questa giornata teorico-pratica sui precetti.
Quando si parla di Yoga oggi si pensa subito ai contorsionismi sul tappetino eppure nessuna pratica fisica dà i suoi frutti se non la svolgiamo con una mente pulita e con un approccio adeguato.
Sarebbe fantastico se tutti i mali del mondo potessero essere risolti con il Cane a testa in giù ma, purtroppo, è necessario uno sforzo aggiuntivo per questo scopo:
Il mondo non cambia da solo perché il mondo siamo noi!
Per vedere ciò che ci circonda migliorare dobbiamo essere i primi a compiere atti di volontà che mirino a rendere noi stessi migliori, il resto seguirà di conseguenza. Yama e Niyama sono le basi di questo splendido ottuplice sentiero che proprio da essi parte; prima delle posizioni, delle tecniche di respirazione, della ritrazione all’interno ci sono loro.
Il papà dello Yoga, Patanjali, ci insegna che questi vanno praticati fino alla fine senza distinzione di classe, luogo, tempo e circostanze; valgono ancora oggi anche se risalgono a migliaia di anni fa, perché l’uomo, nonostante tutti i cambiamenti esteriori, resta sempre uguale a sé stesso nel funzionamento del suo veicolo.
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