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Pandit Pannalal Ghosh, il Mago del Bansuri

Amal Jyoti Ghosh, noto come Pannalal Ghosh (24 Luglio 1911 – 20 Aprile 1960), è stato uno dei musicisti indiani più importanti del ventesimo secolo, un pioniere nell’utilizzo del flauto bansuri nella musica classica indiana, un importante compositore di colonne sonore cinematografiche, e uno dei primi musicisti classici indiani ad esibirsi in Occidente.

Pannalal, soprannome che significa “smeraldo”, nacque a Barisal nel Bengala Orientale, oggi Bangladesh, in una famiglia di affermati musicisti e ricevette la sua prima formazione musicale al sitar dal padre, Akshay Kumar Ghosh. Il fratello minore di Pannalal, Nikhil Ghosh, fu un famoso tablista. Diversi aneddoti raccontano l’incontro di Pannalal con il flauto. Secondo uno di questi, da bambino avrebbe trovato un piccolo flauto, del tipo solitamente suonato dai pastori, e su questo strumento avrebbe cercato di riprodurre ciò che il padre gli insegnava a suonare al sitar. Un altro racconto riporta che a nove anni, mentre nuotava nel fiume, Pannalal trovò una lunga canna di bambù, metà bastone da passeggio e metà flauto, molto più grande dei tradizionali flauti utilizzati all’epoca, e iniziò ad esercitarsi su questo strano strumento. Si racconta inoltre che a undici anni Pannalal avesse incontrato un mistico: questi gli avrebbe mostrato una conchiglia e un flauto e gli avrebbe chiesto di suonare per lui per poi benedirlo e preannunciargli che la musica sarebbe stata la sua salvezza.

A tredici anni Pannalal sposò Parul Biswas, sorella del celebre compositore Anil Biswas, anche lei cantante di talento. Nel 1928 aderì al movimento per l’indipendenza indiana e iniziò a praticare arti marziali, boxe, e combattimento con i bastoni. Divenne sempre più coinvolto nel movimento e il governo cominciò ad interessarsi a lui e a sorvegliarlo, di conseguenza, a diciassette anni decise di trasferirsi a Calcutta. Pannalal subì l’influenza di due grandi personalità bengalesi dell’epoca: Rabindranath Tagore e Kazi Nazrul Islam, entrambi poeti, filosofi e musicisti che, oltre a contribuire alla lotta per la libertà, aprirono la strada alla rinascita della musica e della poesia contemporanea del Bengala. A diciotto anni iniziò a focalizzare la sua attenzione sul flauto. I suoi primi maestri furono l’Ustād Khushi Mohammed Khan, celebre suonatore di harmonium, e dopo la morte di questi l’eminente cantante e musicologo Girija Shankar Chakrabarty. Inizialmente Pannalal Ghosh fu influenzato dallo stile di canto dell’Ustād Abdul Karim Khan, tra i fondatori del Kirana Gharānā, una delle tradizioni vocali indiane più importanti. Presto si rese conto che il tono e la sonorità di un flauto più grande sarebbero stati più appropriati sia per la musica classica che per quella semiclassica o leggera. Nityanand Haldipur, discepolo di Pannalal Ghosh e Annapurna Devi, racconta che il suo maestro incontrò un vecchio venditore di giocattoli musulmano, abile nel realizzare flauti, e con il suo aiuto costruì dei bansuri sperimentando diversi materiali, tra cui metallo e diversi tipi di legno, optando alla fine per il bambù. Trovò il bambù che gli serviva recuperandolo dagli imballaggi scartati al porto di Calcutta; all’epoca infatti la deforestazione non aveva ancora distrutto la foresta intorno alla città e il bambù vi cresceva vicino. Trasformò un piccolo strumento popolare, com’era il flauto dell’epoca, in un moderno bansuri con una lunghezza di circa 80 centimetri e 7 fori per le dita, rendendolo adatto alla presentazione del rāga, allo stesso livello degli altri strumenti classici. Perfezionando lo stile della musica vocale sul flauto si rese conto della necessità di un settimo foro, caratteristica che estende notevolmente la gamma espressiva dello strumento facilitando l’accurata resa del rāga. Questo settimo foro, alla base dello stile di Pannalal Ghosh, venne battezzato Dhruva Madhyam, in riferimento alla guida della stella polare Dhruvatārā, dal flautista Prabhakar Nachane, allievo di Pannalal.

Fino a quel momento nessuno aveva mai suonato flauti di tali dimensioni, tanto che girava voce che Pannalal si fosse sottoposto ad un intervento chirurgico per farsi tagliare la palmatura delle mani, facilitando la grande estensione richiesta per coprire i fori dello strumento con le dita. In realtà fu attraverso la continua ed intensa pratica che Pannalal ideò e raffinò la tecnica per suonare questi strumenti utilizzando i polpastrelli delle dita, a differenza della tecnica oggi più in voga che prevede anche l’utilizzo della seconda falange di indice e medio, resa uno standard dal Pandit Hariprasad Chaurasia, il più importante e celebre flautista moderno. Pannalal Ghosh viene considerato il primo musicista ad aver sviluppato sul bansuri tutte le parti di una presentazione di musica classica indostana, ālāpchari, gat, tān e bol, in ogni laya, andamento metronomico,dall’ati vilaṃbit, lentissimo, all’ati drut, velocissimo. Prima di lui Gopal Lahiri, direttore musicale della Gramophone Company of India, aveva utilizzato il flauto nella musica classica indiana, in particolare nel khyāl aṅga, ma la sua prematura scomparsa aveva posto fine a alla sua ricerca. Negli anni quaranta la strada aperta da Gopal Lahiri venne proseguita da Pannalal Ghosh che divenne famoso in tutto il Bengala registrando la sua musica e suonando in occasione di grandi funzioni o importanti conferenze.       Come direttore musicale della compagnia di danza dell’allora stato di Seraikella, nel 1938 suonò in Europa diventando uno dei primi musicisti classici ad esibirsi al di fuori dell’India. La sua fama era all’epoca legata esclusivamente ai suoi successi come virtuoso del flauto, dalle impeccabili capacità strumentali. In seguito Pannalal si dedicò alla composizione per il cinema. A Calcutta lavorò in diverse produzioni musicali per gli studi cinematografici New Theatres. Nel 1940 si spostò a Bombay per espandere ulteriormente la sua carriera musicale. Compose e diresse molte colonne sonore, ottenendo un grande successo. Tuttavia la sua personalità lo avvicinava piuttosto alla musica classica che alla musica leggera.

Pandit Pannalal Ghosh con il suo guru, l’Ustād “Baba” Allaudin Khan, nel gurukul di Maihar.

L’influenza più forte sulla musica di Pannalal la ebbe però il leggendario Ustād Allaudin Khan. Pannalal incontrò Allauddin nel 1946, quando questi visitò Bombay assieme al suo discepolo Ravi Shankar. Inizialmente, quando Pannalal chiese ad Allauddin di fargli da maestro, questi gli rispose che essendo lui già un ottimo musicista, non aveva bisogno di imparare altro. Ma Pannalal lo implorò di insegnargli, per poter così apprendere le più complesse e profonde caratteristiche della musica classica indiana. Nel 1947 seguì il suo guru a Maihar, nel Madhya Pradesh, dove ricevette il suo taleem, formazione intensiva, nella tradizione della Senia-Maihar Gharānā. Nel 1956 Pannalal divenne direttore della National Orchestra a Delhi, lavorando per la All India Radio e componendo innovativi pezzi per orchestra come Kalinga Vijay, Rituraj, Hariyali, Jyotirmoy Amitabha e Andolika. Altrettanto significativo fu il suo contributo alla musica semiclassica e alle colonne sonore di famosi film come Aandolan, Anjan, Basant, Basant-Bahar, Duhai, Munna, Mughal-e-Azam, Police e Nandkishor. Nella colonna sonora di Aandhiyan, del 1952, collaborò con l’Ustād Ali Akbar Khan e il Pandit Ravi Shankar, tra i più celebri musicisti classici indiani dello scorso secolo, entrambi allievi di Allauddin Khan. L’avvincente colonna sonora di Basant fu un successo in tutta l’India e per diversi mesi il film attirò grandi folle a Bombay, Calcutta, e in molte altre grandi e piccole città, tanto che i brani del film divennero così popolari da essere conosciuti e cantati anche nelle zone più remote del paese. Nel link seguente possiamo ascoltare Parul Ghosh, sorella del celebre compositore Anil Biswas e moglie di Pannalal Ghosh, cantare come playback singer nella celebre colonna sonora del film Basant il brano Ummeed un se kya thi.

Pannalal produsse una serie di registrazioni per grammofono di grande successo, che rimangono a testimonianza del suo stile musicale, una equilibrata combinazione di Gayaki (stile vocale), e Tantrakari (stile strumentale). Era infatti ammirato non solo da eminenti cantanti come l’Ustād Fayyaz Khan, il Pandit Omkarnath Thakur e la grande Kesarbai Kerkar, ma la sua comprensione del Tāla, il ritmo, era apprezzata anche da famosi tablisti come l’Ustād Amir Hussain Khan, l’Ustād Alla Rakha e il Pandit Nikhil Ghosh. Pandit Lalji Gokhale che accompagnò Pannalal in numerose occasioni ebbe a dire: «…it was impossible that Pannababuji would ever make a mistake in Taal…». Pannalal Ghosh suonava importanti rāga come Abhogi, Adana, Bageshri, Bahar, Basant, Bhairav, Bhairavi, Bhimpalasi, Bhoopali, Bhopal Todi, Bihag, Des, Deskaar, Gaud-Sarang, Khamaj, Lalit, Malkauns, Marwa, Pahadi, Piloo, Puriya-Kalyan, Sarang, Shankara, Shudh-Basant, Sindhura, Tilang, Yaman e molti altri. La sua impressionante tecnica strumentale gli permetteva di suonare anche rāga molto complessi come Todi, Darbari, Miyan Malhar, Puriya, Shri, Puriya Dhanashri,  Kedar, ecc, mantenendone intatte caratteristiche e bellezza. Questi rāga oggi continuano ad essere suonati dai flautisti del suo gharānā. Divulgò numerosi rāga carnatici, poco comuni o misti, come Andolika, Jayant, Kumari, Panchavati, Ratna-Pushpika, Shuklapalaasi, Pushpachandrika (creato dal noto compositore Himangshu Dutta), Basant-Mukhari, Shankara-Bhariyar, Miyan-Ki-Sarang, Hamsadhvani, Malay-Marutham, Shivendra-Madhyam, e altri. Inoltre creò e rese popolari nuovi rāga come Deepawali, Hansanarayani, Chandramauli, Panchavati e Noopurdwani. Grande strumentista, aprì nuove strade per il flauto nella musica classica e una delle sue peculiarità fu l’utilizzo alternato di tre tipi diversi flauti per i tre diversi saptak, ottave, per questo creò uno speciale modello di flauto basso che superava il metro di lunghezza. Era famoso per essere in grado di riprodurre al flauto qualsiasi suono vocale. Inoltre introdusse l’uso del tanpura a sei corde, del tanpuri acuto e del surpeti, strumento di bordone a mantice. Nel link seguente possiamo ascoltare Rāga Deepawali, con Pannalal Ghosh al bansuri e suo fratello, Nikhil Ghosh, al tabla. Qui l’unico video esistente di Pannalal.

Artista completo, intelligente, creativo, passionale ma anche disciplinato e totalmente sincero, fu un uomo di grande spiritualità. Meditava quotidianamente e osservava il voto del silenzio, mauna, ogni Giovedì. Ardente devoto di Sri Ramakrishna Paramahamsa, metteva la sua fede nella pratica musicale. Ricevette il mantra dīkṣā dallo Swami Maharaj Birjanandji, discepolo diretto di Swami Vivekananda. A causa dell’intensa pratica spirituale iniziò a perdere interesse per la vita quotidiana e decise di prendere il sannyāsa. Ma quando espresse il suo desiderio di diventare uno swami al suo guru, questi gli rispose che sarebbe arrivato al mokṣa, la liberazione, solamente attraverso la pratica musicale. Nella sua musica si possono cogliere una totale spiritualità, semplicità e purezza. Persona affettuosa ma di poche parole, nonostante la crisi economica adottò diversi orfani e sostenne persone povere e bisognose ospitandole nella sua casa e trattandole come familiari. Fu sempre popolare anche tra gli intenditori di musica e benvoluto dagli altri musicisti.

La sua fama non rimase confinata al subcontinente e Pannalal viaggiò all’estero affascinando anche il pubblico occidentale con concerti di altissimo livello. È degno di nota che nell’opera The Prodigal Son del 1968, composta da Benjamin Britten, le melodie suonate da flauto contralto e piccolo, a indicare rispettivamente i ruoli del padre e del giovane figlio redento, si basino sulle trascrizioni di una registrazione ascoltata da Britten del Rāga Yaman suonato da Pannal Ghosh, unico esempio di citazione palese di musica indiana in tutta l’opera del compositore inglese.

Purtroppo, mentre era direttore della National Orchestra della All India Radio a Delhi, si ammalò di problemi polmonari che il 20 aprile 1960 a soli quarantotto anni, ne causarono la prematura scomparsa. Molti dei suoi discepoli  trasmisero la sua tradizione che, attraversando ormai diverse generazioni, è arrivata fino ad oggi. Shanti-Sudha, la figlia di Pannalal, sposò un discepolo del padre, il flautista Devendra Murdeshwar e il loro figlio, Anand Murdeshwar nipote di Pannalal, fu un talentuoso suonatore di bansuri, che purtroppo morì in giovane età nel 2000. Tra gli altri discepoli possiamo citare Hari Chabria, Haripada Choudhari, Sudhansu Choudhury, Krishnarao D. Desai, Pandit Rasbihari Desai, Keshav Ginde, Tribhuvan Gondkar, Gour Goswami, Niranjan Haldipur, Nityanand Haldipur, Chandrakant Joshi, V.G. Karnad, Harshawardhan Kaulgi, Vishvas Kulkarni, Naresh S. Kumta, Sharad Maholay, Mahesh Mastfakir, Ramaprasad Mukherjee, Prabharkar Nachane, Mohan Nadkarni, Suraj Narain Purohit, Aminur Rehman, Pandit Mukul Roy, Fakirchanda Samanta.

Anand Murdeshwar, nipote di Pannalal, in concerto in Italia al Nirmal Temple di Cabella Ligure, in presenza di Shri Mataji Nirmala Devi, nel 1994

Pandit Nityanand Haldipur, uno degli allievi più celebri di Pannalal Ghosh e Annapurna Devi, suona Raga Bageshri

Pandit Pannalal Ghosh con alcuni dei suoi discepoli

È difficile rintracciare una discografia completa del Pandit Pannalal Ghosh, dato che nel corso degli anni sono comparse molte riedizioni e sono state pubblicate molte registrazioni dal vivo. Una buona e aggiornata guida si può trovare qui in questo link

[Angelo Sorato, Hanuman La Scuola di Musica e Danza Indiana 20 aprile 2020]

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