
La Musica è l’insieme concettuale e pratico delle arti, che comprende: il Canto,la Musica strumentale e la Danza. In India la Musica è profondamente associata alla religione, alla spiritualità collettiva. È intrinseca nella stessa quotidianità e vita sociale delle persone. In un certo senso, personalmente ho una visione della Musica Indiana sempre contemporanea, mai anacronistica. È così! Si può dire quindi che il musicista in ogni raga crea una musicalità sempre nuova – dal timbro alla melodia – rendendola sempre innovativa ogni qualvolta venga cantata o suonata; quindi si può dire che ogni musicista diventa il compositore di ciò che sta suonando, poiché sta creando nel momento stesso dell’esecuzione. Qualcosa di unico e irriproducibile. Da un punto di vista culturale è tutto armoniosamente connesso: dai Vedas Purāṇa al Tantra, dai poemi epici e testi sacri hindū a altre antiche discipline dell’India, ci sono moltissimi riferimenti alla Musica – infatti la stessa – era vista come il quinto Veda, riconosciuta come Gandharva Veda. Quindi possiamo dire che fin dall’antichità, l’India ha sempre vantato una musica elaborata all’avanguardia, sempre innovativa e rivelatrice. La Trimurti, la trinità indù composta dalle divinità Brahma, Shiva, Vishnu con i loro avatara sono state loro stesse i pilastri portanti della cultura musicale.

Storicamente, invece possiamo certamente affermare che il contributo più ricco donato alla musica indiana, sia stato durante il dominio Musulmano e più precisamente nei due periodi Patans e Moghul per raggiungere poi l’apice creativo durante il regno di Akbar. Il grande Mian Tansen,era uno dei suoi nove “gioielli di corte”. Un periodo indimenticabile per l’arte musicale, gli imperatori musulmani erano grandi amanti della Musica, e i compositori venivano ricompensati profumatamente per le loro opere. Poi, fondamentale, la Musica Classica non fu mai scritta, nemmeno registrata, ma venne trasmessa ed insegnata ai posteri per via orale da Maestro a allievo. La gran parte di queste composizioni riguardavano principalmente le divinità hindù, in particolar modo le due essenze divine simbolo: Krishna e Shiva, altre invece riguardavano il Creato universale, la Natura. La loro lingua era principalmente Birj Basha o Purbi.

Poi l’altro elemento fondamentale è il raga. I trattati scritti, le antiche scritture espongono nove emozioni fondamentali da cui si possono produrre tutte le altre emozioni complesse, diverse identità musicali. Queste emozioni costituiscono il fondamento estetico del Sangeet. Il Raga è il veicolo acustico che trasmette queste emozioni. Può essere considerato come la base melodica su cui si basa la musica classica indiana. E poi i rasa, i navaras, le nove emozioni o stati d’animo che si fonda ogni composizione, per noi musicisti ma anche per i nostri ascoltatori con i quali dobbiamo instaurare una relazione: shringar (romantico), hasya (allegro), karuna ( calmo), raudra ( rabbiso), veera (eroico coraggioso), bhayanaka (pauroso), vibhastsa ( disgustato), adbhuta (meravigliato stupito), shanta (sereno in pace).
Concludo dicendo che prediligo discutere con i miei allievi personalmente sul programma da sviluppare nel corso di Hanuman per estendere una conoscenza completa su tutti i diversi stili di canto della Musica classica Hindustani: dal khyal al drupad, dhamae e hori, tarana, tappa thumri, ghazal e chathurang.