[Andrea Ferigo, Hanuman. La Scuola di Musica e Danza Indiana © 2023]
Nel tardo autunno del 2004 un mio carissimo amico e ricercatore ed io stavamo discutendo di argomenti musicali legati alla meditazione e alla ricerca medica scientifica. Gli parlai della mia intenzione di scrivere qualcosa del genere prendendo spunto da un testo che avevo trovato ben più che interessante, dal titolo Music and Sahaja Yoga, scritto da un cantante di musica colta indiana del Maharashtra, il maestro Arun Apte[1]. Avevo letto quel testo alcuni anni prima, ma esso si era riaffacciato alla mia attenzione solo dopo avere iniziato un lavoro sistematico sulla mia voce.
Ammesso al triennio sperimentale di Tradizioni Musicali Extraeuropee ad Indirizzo Indologico nel 2002, mi ero infatti dedicato anche a studiare il canto indiano con la Prof.ssa Amelia Cuni, essendo il canto e vocalità indiana di stile dhrupad una materia complementare del corso di Laurea. Ricordo che, ogni qualvolta praticassi gli esercizi vocali assegnati dall’insegnante, esercizi basati sulle forme musicali classiche, i rāga appunto, potevo percepire in me dei cambiamenti di stato che potremmo definire “psicofisici”. Mi colpì in particolare ciò che accadde nella pratica del rāga Bhairava. Arrivato ad intonare il quarto svara, il ma śuddha, sentii una forte presenza di frescura nell’area del cuore dietro lo sterno. Era come se questo incremento di energia fresca provenisse dall’esterno ma fosse alimentato dall’interno. La cosa curiosa era che, quel giorno per la prima volta, avevo cambiato la tonica dello strumento, il tanpura, usato per intonare gli esercizi. Ero infatti passato per la prima volta ad utilizzare la nota assoluta B (si) come tonica.
Quel giorno, in seguito a quella mia esperienza, due ipotesi mi si ponevano innanzi significativamente: a) che ogni essere umano avendo un corpo di dimensioni diverse da ogni altro, possa avere una “tonica” di risonanza diversa; b) che, intonata quella tonica, i suoni relativi di una scala interagiscano con vari punti fisici e aspetti energetici del corpo. Quel giorno, senza rendermene conto, era nato il mio progetto chiamato YOGA DEL SUONO. Si trattava di andare oltre ad una mera traduzione delle parole NADA YOGA, riferite ad una antica disciplina esoterica che io descrissi nella mia tesi di laurea intitolata appunto “Lo yoga del suono” pubblicata nel 2005. In essa viene riportata una parte dell’intervista ad un esponente della musica colta indiana, Rahim Fahimuddin Dagar durante un seminario tenuto dal Maestro a Venezia nel 2003. Si trattava, infatti di descrivere cosa accade al corpo umano quando è esposto ai suoni della musica colta indiana, in fase di ascolto e di riproduzione canora. Si trattava di porre in relazione quei suoni con l’esperienza della meditazione secondo il metodo di Sahaja Yoga, nome che compare per la prima volta riportato nello YOGASUTRA di Patanjali agli inizi del I secolo, ma attuato nei tempi moderni solo dopo il 1970 ad opera di una straordinaria figura di Ricercatrice e Guru indiana di nome Nirmala Salve (Sri Mataji Nirmala Devi), la Fondatrice di Sahaja Yoga, ora diffuso in tutto il Mondo.
A dare una spinta enorme per la creazione di questo mio progetto fu, però, l’esperimento che nel volgere di un paio d’anni prese piede tra Verona e Vicenza con il contributo e l’apporto indispensabili del Conservatorio di Vicenza Arrigo Pedrollo, Dipartimento di Musica Indiana, l’Associazione Diabetici di Verona e di Vicenza e l’Università di Medicina di Modena con la Dottoressa Baldelli: il Progetto Todi. In questo esperimento si prevedeva l’utilizzo della meditazione e della Musica indiana nella cura del Diabete. I risultati di questo esperimento confluirono nella mia seconda tesi di Laurea Biennale, pubblicata nel 2011 a Vicenza dal titolo “Il Raga Todi nella cura del Diabete: analisi dell’esecuzione e risultati della ricerca”.
Gli anni che seguirono mi portarono a scrivere e suonare musica in progetti diversi, dal folk al rock alla classica. Fu quasi come dimenticare l’esperienza con i diabetici. Fino al giorno in cui un mio conoscente psicoterapeuta entrò in contatto con la nostra pubblicazione discografica RAGA TODI. Mi si avvicinò con il Cd in mano e mi disse: ma se non si è ammalati di diabete non si ha il diritto di ricevere uno dei tuoi trattamenti?
La lampadina si era riaccesa. Era il 2015. Ripresi in mano tutto il materiale del Conservatorio e di Sahaja Yoga e iniziai ad organizzare incontri con la gente nelle sale comunali o nei centri olistici. Decisi di continuare a chiamare quell’esperienza, oramai aperta a tutti, lo Yoga del Suono.
Come scrivo nella presentazione dei miei incontri: lo Yoga del Suono è la connessione con la parte più autentica di noi e con l’Universo attraverso la musica ed è un’esperienza che facciamo con il corpo. In ogni incontro vengono spiegati e sperimentati gli effetti del suono sul sistema nervoso centrale ai fini del raggiungimento di uno stato psico fisico di rilassatezza e benessere.
Quello che accade negli incontri è la dimostrazione pratica di come noi facciamo qualcosa quando non compiamo nulla. In realtà poniamo il nostro corpo fisico al servizio del nostro Sè. Permettiamo al nostro corpo fisico di essere il supporto per l’emissione del Suono Primordiale.
[1]Arun Apte, Music and Sahaja Yoga, Ritana Books, New Delhi, 1997