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Il punto di vista psicofisico: Yoga e musica nel SaṃgītaRatnākara di ŚārńgaDeva

Oltre ad essere una summa teorica in campo musicale, il testo affronta anche altri argomenti apparentemente distanti dalla disciplina strettamente legata alla pratica strumentale e vocale. E’ un indizio di come in quest’epoca vi fosse una visione unitaria dell’essere umano, una visione moderna ed olistica, per usare un termine medico e filosofico odierno. ŚārńgaDeva era, infatti, oltre che teorico e musicista, anche medico e conosceva bene la scienza medica chiamata Āyur Veda per averla appresa a corte dal padre il quale a sua volta aveva ereditato queste conoscenze da Bhaskara, il nonno di ŚārńgaDeva, d’origine kaśmira. In questo quadro non sorprende allora scoprire che nel secondo capitolo dell’opera, ŚārńgaDeva affronti l’essere umano dal punto di vista fisico, psicologico e yogico trattando delle fasi di sviluppo dell’embrione, della formazione e gestazione del feto da un punto di vista fisico e metafisico. La sua visione filosofica risente probabilmente dell’impostazione data dalla corrente śivaita il cui principale esponente fu Śańkara vissuto nell’VIII secolo.

Anche i cakra e la Kuņdalinī compaiono in questa parte del trattato e, ciò che è più importante, sia l’aspetto fisico che quello sottile e psicologico della genesi e della fisiologia del corpo umano sono collegati direttamente a Nāda, cioè al Suono. All’inizio del secondo capitolo ŚārńgaDeva crea il collegamento tra questa sezione dedicata alla medicina e allo yoga, e la musica in genere. I primi versi del capitolo, infatti, recitano:

“Nāda è la vera essenza della musica vocale. Si può godere della bellezza della musica strumentale, in quanto essa manifesta Nāda. La danza (nŗtta) segue entrambe (cioè la musica vocale e strumentale); pertanto tutte e tre insieme dipendono da Nāda. Nāda rende manifeste le lettere dell’alfabeto, le lettere costituiscono la parola, e le parole la frase; così l’intero processo della vita ha luogo, attraverso il linguaggio; e perciò tutto il mondo fenomenico è basato su Nāda.”

Nella visione dell’autore sembra quindi che Nāda sia un archetipo, cioè la “sostanza sonora primordiale”, la seconda cosa creata dopo l’Universo Silenzioso e manifestazione essa stessa dell’Universo, il quale avrebbe una
sostanza sonora prima che visibile, Nāda Brahman, collegato all’Assoluto delle Upanişad. Secondo alcune dottrine filosofiche del tempo, come il Tantra e lo Yoga, ogni cosa manifesta è collegata ad un potere immanifesto che la sorregge e che n’è la causa. Si comprende allora come, dei cinque elementi, quello maggiormente tenuto in considerazione sia ākāśa, perché ritenuto il più pervasivo e legato alla manifestazione sonora. Nei versi successivi viene tracciato il collegamento tra la causa prima del suono e la sua manifestazione nel corpo umano:

“Nāda è detto essere duplice, cioè provocato e non provocato. Dal momento che si manifesta nel corpo umano, viene ora descritto il processo dell’incarnazione.”


Adesso si comprende il legame tra la scienza fisica, la medicina e la musica: il corpo umano è una delle espressioni incarnate del suono.
“Comunque, ŚārńgaDeva non sembra essere il solo scrittore di musica dei suoi tempi ad aver considerato importante legare il mondo dei suoni con il corpo umano e la medicina dell’embrione. Sāradatānaya, che è quasi un contemporaneo di ŚārńgaDeva, e il cui lavoro principalmente ha a che fare con la poesia e tratta la musica come un’arte sussidiaria a quella drammatica, menziona anche, all’inizio del settimo capitolo, il processo della creazione secondo lo śivaismo kaśmiro e il Tantra, il processo della genesi dell’embrione e della produzione della voce nel corpo”. L’aspetto per me più interessante di questo secondo capitolo del SaṃgītaRatnākara è l’esposizione della morfologia del corpo sottile, quello che ŚārńgaDeva chiama il “punto di vista psicofisico” (haţhayoganasari nirupanam). Nella sua visione il sistema sottile appare formato: 1) da dieci cakra, di cui sette più rilevanti e tre secondari, e dalla Kuņḍalinī; 2) da una rete di nāḍī, tra le quali ne menziona quattordici, le più importanti, anche se Suşumņā, Idā e Pińgalā sono le più considerate; 3) da BrahmaGranthi, il Centro del Corpo.

(c)2021 Andrea Ferigo, La Scuola di Musica e Danza Indiana

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